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Libri, patrimonio culturale e rinascita delle piccole comunità

Grande e forse inaspettata è la sfida difficile che si trovano oggi ad affrontare le comunità delle aree interne: la rassegnazione e il risentimento, più di altri mali misurabili, si diffondono come un’ombra minacciosa e con una velocità impressionante, alimentando populismi e divisioni. Questi sentimenti erodono la solidarietà, l’amicizia e l’empatia, indebolendo i legami sociali e mettendo in pericolo la stessa convivenza civile. La rassegnazione (presupposto nei contesti amministrativi di adattamento, inerzia e sottomissione) è uno strumento facile di dominio, un meccanismo che rende gli individui ubbidienti, ricattabili e persino timorosi di esprimere il proprio pensiero. In un clima simile, la buona convivenza (che sappiamo progredire solo in un’atmosfera di riconciliazione e dialogo) non può che indebolirsi, fino ad ammalarsi del tutto.

Ora più che mai, allora, va ribadita un’antica verità: che la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio culturale – laddove si è trattato di affrontare momenti di crisi e di disorientamento –  hanno rappresentato sempre la chiave di volta per restituire alle comunità una prospettiva futura. Il patrimonio culturale d’altra parte costituisce un lascito del passato nelle forme però di un’eredità viva, un espediente benefico che può indicare il cammino, conferire senso e orientamento alle azioni, trasformandole in un racconto collettivo. A differenza della rassegnazione che isola e paralizza, la cultura – se bene intesa – unisce e mobilita.

La cultura, si dice, se bene intesa. Non si tratta infatti di cristallizzare il passato, ma di farlo dialogare con l’attualità, divenendo momento di aggregazione, di crescita e di riscoperta identitaria, capace di rafforzare il senso di comunità e di fiducia reciproca.

Rimango convinto che, in questo contesto, i libri continuano a rappresentare il primo gradino, il veicolo ancora imprescindibile per trasmettere adeguatamente il patrimonio culturale, valorizzandolo nel giusto modo. La lettura offre uno spazio di riflessione e comprensione del mondo, apre orizzonti di senso e aiuta ad elaborare una narrazione condivisa. Attraverso i libri, la cultura si trasforma per davvero in un ponte generazionale tra memoria e innovazione, tra tradizione e cambiamento, innescando percorsi di consapevolezza civile altrimenti non percorribili.

C’è, inoltre, un dettaglio non trascurabile. La valorizzazione del patrimonio culturale che parte dai libri e a questi si accompagna contrasta la logica consumistica che spinge le persone a vivere in un eterno presente. Chi legge e riscopre il proprio patrimonio culturale non si limita a desiderare, agisce con consapevolezza e visione

Ecco perché è necessaria una politica della speranza che metta al centro il patrimonio culturale come antidoto alla rassegnazione. Per le piccole comunità, investire in cultura e nella valorizzazione del proprio patrimonio non è solo un gesto simbolico, bensì un atto politico concreto. 

Il futuro delle comunità non può essere fondato sulla paura, sulla rassegnazione e sul rancore, ma sulla capacità di raccontare nuove storie di speranza costruendo – attraverso i libri e la cultura – un nuovo modo di vivere insieme.