Così trasparente da diventare invisibile
La vicenda della “delibera copia e incolla” del Comune di Gesualdo (AV) per l’approvazione del rendiconto di gestione, portata alla luce dall’opposizione consiliare, ha avuto una vasta eco ed ha assunto – per certi aspetti – carattere tragicomico.
Nella risposta ideata dalla maggioranza, tra le altre cose, su cui pure si dovrà presto discutere, balza evidente agli occhi una sorta di spot: “trasparenza”, si dice. E lo si dice tutto in maiuscolo!
Allora, una volta per tutte, è bene chiarire l’iter di trasparenza amministrativa che ha portato il Comune di Gesualdo a deliberare sotto il nome di un altro Comune irpino, quello di Guardia Lombardi.
Cominciamo con la giusta cronologia degli eventi.
- Era il 20 maggio quando la Prefettura ha recapitato al Comune di Gesualdo, tramite fax, la diffida ad approvare in Consiglio comunale il rendiconto di gestione.
- Tale diffida è stata protocollata dal Comune il successivo 21 maggio.
- Il giorno 24 maggio veniva notificato l’avviso di convocazione del Consiglio comunale per l’approvazione del rendiconto di gestione.
- Il numero di protocollo della convocazione consiliare (n. 2698) è successivo al numero di protocollo della comunicazione prefettizia (n. 2696). Ciò nonostante, nell’avviso di convocazione notificato ai consiglieri nulla si dice della diffida prefettizia.
Domanda: convocandosi un consiglio comunale per diffida e ordine del Prefetto, risponde a trasparenza tacerne la notizia?
Continuiamo.
- Il giorno 28 maggio, due giorni prima del Consiglio comunale previsto per il 30 maggio, si notificava per la prima volta la diffida prefettizia.
- Per la verità, ci veniva notificata soltanto la seconda pagina della comunicazione prefettizia, quella contenente il decreto di diffida. Ne è nata, quindi, una sorta di caccia al tesoro: cosa conteneva la pagina numero 1?
- In nome della trasparenza ne abbiamo preteso l’esibizione. Si è scoperto così che la pagina numero 1 conteneva la lettera di accompagnamento del Prefetto, che impartiva precise istruzioni. Nella lettera, infatti, si legge: “[…] la presente diffida deve essere notificata ai consiglieri tempestivamente e, comunque, non oltre cinque giorni dal ricevimento della presente” (tempestivamente vuol dire subito; non oltre cinque giorni voleva dire entro il 25 maggio, e non entro il 28 maggio, a ridosso del Consiglio).
Dubbi e perplessità: risponde a trasparenza l’aver conservato per giorni e nel cassetto la diffida prefettizia? Hanno valore oppure no le prescrizioni di un Prefetto? Risponde a trasparenza notificare una pagina di due, occultando alla conoscenza dei consiglieri i termini impartiti dal Prefetto?
C’è dell’altro ancora.
- Nella comunicazione prefettizia s’imponeva di “dare assicurazione circa l’avvenuta notifica [tempestiva e, comunque, entro e non oltre i cinque giorni] del provvedimento di diffida”.
- Nel fascicolo di Consiglio compare un attestato, spedito il 30 maggio alla Prefettura, ma stranamente senza protocollo di uscita, in cui si dice testualmente: “[…] a tutti i consiglieri comunali è stato regolarmente (sic!) notificato il decreto di diffida prefettizia […]”.
Quesito: risponde a trasparenza l’assenza di un protocollo di uscita su un attestato amministrativo chiamato ad affermare, testimoniare, asserire, sostenere, provare, dimostrare, certificare, garantire e assicurare il rispetto di un ordine impartito dal Prefetto?
Possibile scenario: i consiglieri non vengono a conoscenza dei termini imposti dal Prefetto, perché non è stata notificata loro la lettera che li illustra; il relativo attestato amministrativo di regolarità viene perduto per una qualsiasi ragione; esso diventa materialmente introvabile per l’assenza di un protocollo di identificazione.
Se le cose fossero andate realmente così, che fine avrebbe fatto – ci si chiede – la tanto amata trasparenza? Risposta scontata: la trasparenza sarebbe diventata – né più né meno – invisibilità.
Spero risulti chiarita, a questo punto, la giostra che ha prodotto la famigerata delibera del “copia e incolla”. Ed è stato l’iter sopra descritto, sicuramente rocambolesco in termini di trasparenza, ad aver portato la maggioranza a copiare integralmente la delibera di approvazione del rendiconto di un altro Comune irpino.
Anche qui, si badi bene: quando si dice copia integrale, si vuol dire precisamente che per sei pagine fitte si può portare il segno, senza che tra le due delibere cambi una virgola, un punto o qualunque altro segno grafico.
Definire pertanto “futile”, come la maggioranza fa, la mancata sostituzione del nome Guardia Lombardi col nome Gesualdo è cosa, questa sì, davvero “puerile”.
È come se io copiassi per intero i Promessi sposi e, cambiando il nome di Don Rodrigo in Don Attilio, pretendessi di dare originalità all’opera. E no, se errore v’è stato con la mancata sostituzione di un nome, esso va inquadrato in una fattispecie un tantino più ampia.
Quale che sia tale fattispecie, però, non importa. Nei fatti che si raccontano non bisogna necessariamente trovare la notizia di un possibile reato o di un abuso. A volte basta la deduzione di un abito mentale, la prova di un comportamento, l’indizio di un dato caratteriale o di un determinato modo d’intendere l’esercizio di una funzione.
Mi spiego meglio. Nascondere la conoscenza di una carta amministrativa importante, conservandola per giorni in un cassetto, per poi tirarla fuori solo all’ultimo momento, che ciò avvenga per volontà o per distrazione, mi duole dirlo, rischia di essere interpretato come il segnale preoccupante di una certa attitudine da tenere sotto osservazione; attestare amministrativamente qualcosa di rilevante senza protocollo, nella comunicazione tra uffici, è un’azione che non ci si può permettere, perché c’è di mezzo la giusta maniera di intendere l’esercizio di una pubblica funzione.
Ad ogni modo, se queste cose capitano, non è colpa mica della minoranza che le evidenzia! Anzi, proprio in nome della trasparenza, è un bene per tutti che vengano fuori.
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Prima convocazione consiliare
Seconda convocazione consiliare
Pag. n. 1 Comunicazione Prefetto
Pag. n. 2 Comunicazione Prefetto
Attestato amministrativo senza protocollo