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Dalla fotografia alla scoperta del paesaggio

La “scoperta del paesaggio” rappresenta una delle più importanti novità intervenute nel campo delle politiche culturali attuate nel nostro Paese. Basterebbe citare la “Giornata Nazionale del Paesaggio”, istituita dal MiBAC e coincidente con il 14 marzo, per rendersi conto dell’attenzione istituzionale rivolta ormai alla promozione della cultura paesaggistica nonché dei temi e dei valori legati alla salvaguardia e alla conoscenza dei territori. E se è vero che il marketing territoriale ha fatto passi da gigante, guardando spesso alle nuove tecnologie, è altrettanto vero che – proprio in tema di promozione paesaggistica – non si può negare l’importanza delle forme comunicative classiche, custodi di abilità tradizionali dense di significati e valori. Non ultima, fra queste abilità, la poetica che un’elaborazione fotografica è in grado di restituire agli spettatori.

È il caso di una bellissima mostra fotografica intitolata “Tra terra, cielo e mare”  firmata dal giovanissimo Pasquale Moscillo. In attesa di essere riproposta quest’anno, la mostra espone un’antologia di quindici fotografie, ciascuna accompagnata da citazioni letterarie scelte e tutte dedicate alla rappresentazione della natura.

Comincerò col dire che, forse mai come in questo caso, il termine natura va inteso in senso prettamente etimologico. L’obiettivo fotografico, infatti, va oltre il costituito, va oltre il paesaggio, cercando di cogliere – nelle forme che si palesano allo sguardo – ciò che in verità sta per nascere o, meglio ancora, potrebbe esistere. Ogni foto cioè contiene e regala al tempo stesso una “visione”, lasciando intravedere, percepire o sognare qualcosa di diverso e magari di più grande.

C’è poi un secondo aspetto che merita di essere sottolineato, perché capace di invertire addirittura taluni concetti classici. Secondo la concezione filosofica tradizionale, infatti, la natura è stata normalmente intesa come “forza vitale”, il principio operante “superiore alla realtà della materia inanimata, che spinge tutti gli esseri viventi verso il mantenimento della specie attraverso la riproduzione”. Eppure nelle fotografie che Pasquale Moscillo propone la cosiddetta “materia inanimata” non solo non è tale, ma si sposa perfettamente con la natura, annullando qualsiasi pretesa gerarchica. In questo modo, allora, la via riproduttiva per il mantenimento della specie si identifica con la “scelta estetica”, ovvero con l’amore per la bellezza, cui l’uomo non è estraneo allorquando costruisce rocche o abbazie: testimoni secolari – e per nulla silenti – delle storie che tuttora raccontano.

Un terzo aspetto riguarda la composizione delle didascalie. Il percorso fotografico – come già precisato – si accompagna ad un percorso letterario mirato, meditato e non casuale, che aspira a tessere un’unica narrazione di viaggio. Non so ben dire se le frasi e le citazioni tratte da un variegato mondo autoriale abbiano ispirato i singoli scatti o se, al contrario, questi ultimi abbiano determinato una ricerca nient’affatto scontata. Non importa; quel che interessa, evidentemente, è il contributo umanistico all’edificazione di un’utopia convincente, dove sia possibile annullare le distanze e dialogare liberamente sul proprio desiderio di futuro. Così, nel personalissimo approdo cui si giunge, in un equilibrato gioco di rimandi, s’incontrano romanzieri e poeti, santi e scienziati, filosofi di ieri e scrittori dell’oggi, senza che un’evidente linea di demarcazione possa essere tracciata tra di loro.

Platone e Neruda, Pessoa e Baudelaire, Tagore e Shakespeare; oppure Giovanni Pascoli e Salvatore Quasimodo, Hermann Hesse e Kostantinos Kavafis; o, anche, Galileo Galilei e San Francesco, Leonardo da Vinci e Publio Virgilio Marone: sorprende vedere e apprendere come questi personaggi, profondamente diversi e distanti gli uni dagli altri, riescano a discutere dello stesso argomento, costringendo fede e scienza, ragione e sentimento, a guardarsi reciprocamente, per poi fondersi in un unico “principio vitale”.

Ovviamente, nella riscrittura complessiva per parole ed immagini tutto può accadere; accade, ad esempio, che Virgilio faccia della Mefite non più l’ingresso all’Ade, bensì la via più semplice per salire alle stelle; o che la volta celeste sostituisca la volta crollata di un’antica abbazia, rendendo ancora più sacro e solenne, e se si vuole eterno, il messaggio originario lanciato dal suo santo fondatore.

Munite di una solida impalcatura concettuale e realizzate con rigore tecnico e professionale, le fotografie di Pasquale Moscillo offrono, a chi osserva, una mirabile occasione per collegare il cuore alla mente, la mente al comportamento e questo – finalmente – al valore tutto della natura. (Riproduzione riservata©).